Echi dell’Alba Primigenia

Echi dell'Alba Primigenia

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Nel cuore del vasto deserto del Sahara, là dove il sole imperversa senza pietà e le sabbie si estendono infinite, simili ad un oceano dorato, giaceva un’oasi celata, nota a pochi come il Pozzo dei Sussurri. Intorno a questa oasi, annidata tra dune maestose, viveva una tribù nomade chiamata Azhar, i Custodi dell’Alba. Un popolo intimamente connesso al deserto, che ne comprendeva i segreti e ne rispettava la potenza; essi credevano che nei soffi del vento, tra le sabbie mutevoli, risiedessero echi dell’alba primigenia, l’istante stesso della creazione, e che questi echeggiassero una sapienza antica.

Tra gli Azhar dimorava un giovane di nome Karim. A differenza dei suoi compagni, che trovavano ristoro nel ritmo quotidiano della vita tribale, Karim era inquieto, mosso da una curiosità inestinguibile per il mondo oltre le dune, per il significato stesso dell’esistenza. Trascorreva ore innumerevoli ad ammirare il cielo notturno disseminato di stelle, interrogandosi sui misteri che celava, sulle forze che avevano generato l’universo. Un pomeriggio afoso, mentre Karim sedeva presso il Pozzo dei Sussurri, ascoltando il lieve mormorio dell’acqua, un’anziana donna di nome Zahra, la narratrice e sapiente della tribù, gli si accostò. Il suo viso era solcato dalla saggezza di molti anni e i suoi occhi scintillavano di una luce interiore.

Ella gli disse con voce dolce, eppure risonante, che vedeva il fuoco dell’indagine ardere in lui, e che lui cercava gli echi dell’alba primigenia. Karim, sorpreso da tali parole, annuì. Rispose, infatti, che bramava comprendere l’origine, la fonte di tutte le cose. Zahra sorrise con dolcezza; affermò che gli echi dell’alba primigenia non si trovavano in terre lontane, né soltanto in antichi testi; dimoravano dentro di lui, in ogni essere vivente. Essi erano i sussurri della sua stessa anima, le memorie della sua stessa creazione. Poi narrò una storia.

“In principio,” raccontò, “vi era solo il Grande Silenzio, una vasta distesa di nulla. Poi, da questo silenzio, sorse una singola vibrazione, un suono che riecheggiò attraverso il vuoto. Tale suono fu l’alba primigenia, l’istante della creazione; da questa vibrazione scaturì la luce, e dalla luce, tutta l’esistenza.” Karim chiese, quindi, come si potessero ascoltare tali echi; Zahra rispose che, prestando ascolto in profondità, silenziasse il frastuono del mondo e si rivolgesse all’interno di sé, così da poter ascoltare i sussurri sottili del proprio essere, ovvero gli echi di quell’alba primigenia.

Zahra istruì, poi, Karim ad intraprendere un viaggio nel cuore del deserto, verso un luogo noto come la Valle del Silenzio; là, gli rivelò, avrebbe trovato le risposte che cercava. Karim si preparò al viaggio, prendendo solo poche provviste e la sua ferma determinazione. Attraversò dune infinite, sopportando il caldo torrido durante il giorno e temperature gelide di notte. Affrontò tempeste di sabbia che minacciavano di seppellirlo vivo e miraggi che ingannavano la sua mente. Finalmente, dopo molti giorni, raggiunse la Valle del Silenzio. Era un luogo di quiete assoluta, ove l’unico suono era il lieve sussurro del vento. Karim si sedette in mezzo alle imponenti formazioni rocciose, chiuse gli occhi, e cominciò ad ascoltare.

Inizialmente, udì solamente il battito del proprio cuore, il flusso del sangue nelle vene. Ma, mentre approfondiva la sua concentrazione, mentre acquietava la sua mente, cominciò a percepire altro: una vibrazione sottile, un leggero brusio che pareva permeare l’aria stessa intorno a lui. Si concentrò su questa vibrazione, permettendole di riempire tutto il suo essere. Mentre lo faceva, sperimentò un senso di pace intima, una sensazione di connessione con qualcosa di immenso e senza tempo. Sentì come se si stesse fondendo con la trama stessa dell’universo.

In quell’istante di silenzio assoluto, Karim comprese. Gli echi dell’alba primigenia non erano solo una storia, non solo una metafora; essi erano una realtà, un aspetto fondamentale dell’esistenza. Erano la vibrazione sottostante che collegava ogni cosa, la fonte di tutta la creazione. Karim fece ritorno all’oasi, trasformato. Non cercava più risposte nel mondo esteriore; le aveva trovate dentro di sé, negli echi del suo stesso essere. Condivise la sua esperienza con la tribù, insegnando agli altri l’importanza dell’ascolto interiore e del connettersi con la fonte di ogni creazione.

Da quel giorno in poi, gli Azhar divennero ancor più profondamente legati al deserto, comprendendo che i sussurri del vento, le sabbie mutevoli, non erano solo fenomeni naturali, ma echi dell’alba primigenia, ricordi della loro stessa origine divina. Compresero che il viaggio interiore, il silenziamento della mente, era la via per rammentare chi fossero per davvero: esseri di luce, figli della prima vibrazione.

Interpretazione:

Questo racconto usa la metafora degli “echi dell’alba primigenia” per rappresentare la connessione intrinseca che ciascun individuo possiede con la sorgente della creazione, la scintilla divina interiore. L’ambientazione desertica simboleggia il percorso di scoperta di sé, le sfide e le prove che si affrontano sul cammino verso l’illuminazione.

  • Saggezza Interiore: La narrazione pone l’accento sul fatto che la vera saggezza non si trovi all’esterno, bensì risieda all’interno di ogni persona. Volgendosi all’interno, silenziando la mente, si può accedere a tale saggezza interiore.
  • Connessione con la Fonte: Evidenzia l’idea che tutti gli esseri siano collegati ad un’unica fonte della creazione, una vibrazione fondamentale che pervade l’universo.
  • Il Potere della Quiete: La Valle del Silenzio rappresenta l’importanza della quiete e della meditazione per accedere alla pace interiore e alla consapevolezza spirituale.
  • Ricordare la Nostra Vera Natura: Il racconto suggerisce che abbiamo dimenticato la nostra vera natura di esseri di luce, figli della prima vibrazione; il percorso spirituale è finalizzato a ricordare questa verità dimenticata.

Questo racconto ispira i lettori ad intraprendere il proprio viaggio interiore, a coltivare la quiete, ad ascoltare i sussurri della propria anima, gli echi dell’alba primigenia interiori; li incita, quindi, a riconoscere la propria intrinseca connessione con il divino, e a vivere in accordo con la propria vera natura.